mercoledì 18 febbraio 2009

Io spero che sia mezzanotte, ma ci credo poco

"Cchiu scuru 'i mezzanotti nun ppo ffarri", dice un detto molto noto ai siciliani, cioè "Non può essere più buio di mezzanotte". Ecco, con il panorama che offre l'Italia in questi giorni, dopo la sconfitta di Soru in Sardegna, le dimissioni di Veltroni e la condanna dell'avvocato Mills corrotto da un impunibile corruttore che, sganciato dall'ossequio alle leggi, siede alla Presidenza del Consiglio dei Ministri col favore del popolo, io spero con tutto il cuore che sia già mezzanotte, o che siamo arrivati al fondo, se preferite un altro detto, altrettanto noto...Ma ci credo poco io stessa, e, davvero, non vedo alternative di progetti, persone, leader..L'unica opposizione, dentro e fuori il Parlamento, di fatto la fa Di Pietro, che, almeno, si dimostra coerente. E un credito di fiducia merita Rita Borsellino col suo movimento "Un'altra Storia", che vuol rifondare la politica dal basso, dai "cantieri" di cittadini che si attivano...Ma, nonostante ciò, non mi pare ci sia di che stare allegri e speranzosi, non foss'altro che per la scarsa incisività che questa opposizione può avere..Non mollo, no, non pensiate che per disperazione mi volti a destra, questo mai! Anche perchè, la sostanza , da quella parte lì, è davvero indigesta. Sono e resto convinta di essere di sinistra e che la sinistra sia un valore. Ma non quella rappresentata dagli attuali uomini politici eletti da questa parte qua. Occorre una rifondazione radicale, altrochè le dimissioni di Veltroni!
Comunque, per metterla sul leggero, senza rinunciare ai contenuti, metto il video di Maurizio Crozza di ieri sera a Ballarò, che avrete sicuramente visto e apprezzato. Non ha dimenticato nulla e la sua analisi di 7 minuti è stata più completa e corretta di quella sbrodolata dai vari ospiti per tutta la durata della trasmissione. Almeno secondo me.







sabato 7 febbraio 2009

Non voglio essere una medusa

In questi giorni si parla troppo di certe cose. E alcuni concetti basilari della nostra esistenza, come la vita e la morte, sono inflazionati oltremisura. Ci si accanisce fuori luogo, e si invocano ora la natura, ora le leggi umane, a seconda delle convenienze contingenti. E' una giostra macabra, questa, alla quale non voglio partecipare (tanto chi mi legge ormai lo sa su che posizioni sto, riguardo al caso sottinteso). Ma non pensate che io non voglia perchè mi credo superiore a certe cose, no, niente affatto, anzi, annaspo come tutti alla ricerca di qualcosa di "solido" a cui appigliarmi..Piuttosto mi astengo, lo ammetto, per incapacità personale di staccarmi dall'emotività in eccesso che questi argomenti mi procurano e che mi travolge come un'onda di mare in tempesta...
Tuttavia è tanta lo stesso la voglia di tirar fuori qualche parola e di provare a sbrogliare questa matassa di sentimenti, emozioni e contraddizioni.
Allora lo faccio (ci provo) pensando ad una medusa. Si chiama "Turritopsis nutricula" ed è capace di non morire. Già, proprio così! Pare che riesca ad invertire il ciclo biologico, evitando l'invecchiamento e ritornando, dopo essersi riprodotta, allo stadio iniziale da cui era partita. Così da polipo ridiventa medusa e viceversa in un ciclo infinito. L'ho appreso per caso leggendo un articolo sul Corriere.it di qualche settimana fa. La peculiarità di questa medusa m'ha fatto riflettere più serenamente sul senso della nostra esistenza e sul desiderio di molti di trovare un qualche elisir di eternità. Ecco, io penso che il senso più profondo della nostra esistenza sia quello di essere un segmento, un tratto, non una linea infinita. Penso che il senso di limite e di fine sia ciò che più intimamente appartiene alla vita umana. E se io penso alla morte è perchè sono attaccata alla vita e voglio capirla per quello che è, non per quello che qualche chimera vorrebbe che fosse..Il progresso delle scienze e delle tecnologie - ben vengano, bene inteso - non dovrebbe darci alla testa, questo io penso, non dovrebbe farci perdere di vista che siamo esseri umani, non meduse, per quanto belle e affascinanti siano queste sinuose creature marine..

martedì 27 gennaio 2009

27 ottobre - Una riflessione

Oggi è il giorno della memoria. Non si può non avere il massimo rispetto per le vittime dell'olocausto ed un sentimento di condanna inappellabile verso chi commise quegli orrori. Questo a prescindere dal simpatizzare o meno con la politica attuale dello Stato di Israele, che è cosa diversa. Ed anche a prescindere dalla condanna di tutte le guerre.
Io però qui non voglio parlare tanto di questo, quanto trarne spunto per una breve riflessione sulle attuali posizioni della Chiesa Cattolica a partire da quelle nei confronti degli gli ebrei.
Ecco, personalmente mi imbarazza molto, da cattolica pur praticante a modo mio, che Papa Ratzinger abbia reintrodotto la preghiera per la conversione degli ebrei, e che abbia anche tolto la scomunica ai lefebvriani, e, tra questi, ad un vescovo negazionista dell'olocausto!
Gli stessi teologi, alcuni almeno, sono perplessi.
Voi che idee avete al riguardo?
Intanto, vi metto qui l'intervista di Andrea Tarquini a KÜNG, il teologo "ribelle", uscita su Repubblica di oggi che evidenzia bene, con attenzione e sanza polemica, i nodi problematici che scaturiscono dai recenti pronunciamenti della Chiesa romana.

BERLINO - "Voglio aspettare a prendere una posizione su questa polemica, perché in gioco ci sono problemi di fondo. Voglio prepararmi a dire la mia sugli aspetti cruciali del processo in corso. Perché la questione di questi quattro vescovi è solo da vedere nel contesto generale di una restaurazione". Così il famoso "teologo ribelle" tedesco il professor Hans Küng commenta al telefono con La Repubblica e altri media internazionali la situazione nella Chiesa cattolica dopo il ritiro della scomunica del vescovo negazionista Williamson e degli altri tre presuli della Confraternita ultraconservatrice fondata da Monsignor Lefebvre. Nella Chiesa cattolica tedesca prevalgono pareri fortemente contrari, La teologa Uta Ranke-Heinemann parla di "responsabilità vergognose".

Professor Küng, quanto è importante la revoca della scomunica contro i quattro vescovi?
"I significati fondamentali li ha il processo generale in corso. La questione della revoca della scomunica ai quattro vescovi sopra citati secondo me, da sola, di per sé non è davvero importante, ma ha un significato e va vista e inquadrata in un contesto generale di restaurazione".

Che significato hanno questo contesto generale e gli ultimi eventi?
"Nel contesto generale gli ultimi eventi sono un segno del continuo irrigidimento del Vaticano, la continua marcia indietro, il continuo susseguirsi di un passo indietro dopo l'altro. Voglio pensare e prendere posizione sugli eventi in questo contesto, sto riflettendo ancora su come farlo".

Quanto è preoccupante e serio questo processo?
"È molto preoccupante. Ma voglio aspettare ancora qualche giorno, farò attendere ancora un po' la mia voce".

Eppure per il caso Williamson fedeli e opinioni pubbliche sono sotto shock, che ne dice?
"Williamson è solo un aspetto del contesto generale. Non l'unico. Per quanto l'antisemitismo sia ributtante e da respingere, l'insieme dello sviluppo in corso è molto più carico di serie conseguenze. Stiamo parlando di persone che non hanno ancora sottoscritto la dichiarazione sulla libertà di religione e il decreto sugli ebrei (i documenti conciliari, ndr)".

Cioè il problema non è solo la polemica cristiani-ebrei bensì le idee di fondo della Chiesa sul suo posto nel mondo moderno?
"Sì. La questione è l'insieme del corso che Papa Ratzinger ha fatto imboccare alla Chiesa. Purtroppo un percorso significativamente all'indietro".

Anche rispetto a Papa Wojtyla?
"Sì. Certo, Papa Wojtyla ha saputo evitare alcuni errori, e sapeva meglio parlare alla gente. E fu lui a scomunicare i vescovi di Lefebvre. Ecco un altro esempio di passo indietro oggi. In generale, la volontà di riconciliazione con i membri della confraternita è da valutare positivamente. Ma insisto resta del tutto non chiaro se questi vescovi riconoscano il Concilio Vaticano II o se rispettino il decreto sulla libertà religiosa".

Il Papa vive davvero nel mondo moderno, capisce i fedeli?
"Il Pontefice vive nel suo mondo, si è allontanato dagli uomini, e oltre a grandi processioni e pompose cerimonie, non vede più i problemi dei fedeli - risponde Küng alla tv svizzera - Per esempio la morale sessuale, la cura pastorale delle anime, la contraccezione. La Chiesa è in crisi, io spero che egli lo riconosca. Sarei felice di passi di riconciliazione specie verso gli ambienti dei fedeli progressisti. Ma Benedetto non vede che sta alienando se stesso dalla gran parte della Chiesa cattolica e della cristianità. Non vede il mondo reale, vede solo il mondo vaticano".
(27 gennaio 2009)

lunedì 26 gennaio 2009

Esplosiva Luciana

E' stata esplosiva davvero, ieri Lucianina! M'ha ripagato bene di non essere potuta andare al cinema! Ve la propongo in allegria e leggerezza.




P.S. Luciana è stata caustica con Carla Bruni, e aveva ragione, ma..ammetto che mi son piaciute le canzoni che ha cantato, magari adatte per seratine speciali..

giovedì 22 gennaio 2009

Ripensando a un film

Nuovomondo: l'ho visto qualche anno fa e ne avevo anche scritto qualcosa. Oggi m'è venuto "a galla" per caso, parlandone con una persona in treno.
E visto che me ne sono ricordata, metto qui un video del film e, sotto, copio quello che avevo scritto nell'ottobre 2006 (sfrondato di quelle piccole sciocchezze come l'eccesso di puntini di sospensione, o i riferimenti personali alla giornata ed al periodo in cui ho visto il fim)
Buona visione e buona lettura! :-)



Un’immagine m’è rimasta, tra le tante, nella mente: quella di uno strappo, lo strappo di un “unico” composto da una folla di uomini e donne, che si lacera in due. Uno dei due lembi di quest’ “unico"-di-"terra-umana"-visto-dall’alto s’allontana e prende il largo. Si tratta di una scena di un film, “NUOVOMONDO”, che rappresenta gli emigranti che partono per l’America, lasciando a terra l’altro brandello di terra umana, cioè la moltitudine di parenti che li accompagnano e che restano. Il film mi è piaciuto molto.
La pellicola tratta un tema scontato, trito e ri-trito, e che sicuramente non è tra i miei preferiti, anzi. Inoltre, prima di vederlo, sapevo molto poco di questo film (veramente anche dopo non ho letto nulla al riguardo) Ero solo incuriosita, ma non troppo. Invece è stato una rivelazione, per me, inattesa..(quando le cose/eventi/persone mi prendono positivamente alla sprovvista..beh, c'è il rischio che me ne innamori :-) E per questo mi va di parlarne qui . Partiamo dai dialoghi. I dialoghi di questi pastori siciliani di Petralia sono talmente veristici, che sono sottotitolati. C’è quasi sempre una luce cupa, che rende bene la povertà materiale del contesto. Questa scelta di non-luce non è originale, si, neanche i dialoghi lo sono, quanto ai contenuti, ma che c’entra! Sono realizzati alla perfezione! E poi tutto è reso in modo realistico, e crudo, di un crudo quasi fastidioso, almeno per l'occhio “moderno” cresciuto esteticamente “bello”. Ma l’originalità che ho trovato, e che mi ha proprio preso, è il mischiare, in un film come questo, dove non te lo aspetti, immagini surreali/oniriche (poche, in verità, ma buone) assieme a quelle “reali”. Penso al mare di latte che c’è sulla locandina, o alle carote enormi, alle cipollone..Inoltre, questo bravo Emanuele (Crialese, il regista) niente lascia al caso: ogni immagine è curata nei dettagli. E anche i soggetti più banali sono ripresi in modo originale, ad es. nella la scena iniziale dei due pastori che si arrampicano, lo in quella della nave che salpa ( dove c'è lo "strappo" di cui sopra) Pure le musiche (particolarmente quelle sul finale del film, secondo me) sono scelte molto appropriatamente, anche se non in “consonanza cronologica” Insomma, proprio un bel film! Sono contenta di non essermelo perso al cinema! E poi..c’è poco da fare, dobbiamo ammetterlo, senza vergogna e falsa modestia: siamo più bravi degli americani!!! Ovviamente il “siamo” sta per “europei-italiani-registi-di questo-genere-di-temi”!

sabato 17 gennaio 2009

Due flash

A volte ci si ritrova a guardare il monitor sperando che sia lui a suggerire le parole che vorresti cavar fuori da te, ma che se ne stanno attaccate col vinavil dentro alla tua testa, o alla tua pancia.. E' che vorresti tanto comunicare, ma il monitor se ne resta lì, muto e avaro, non ti "parla" e non ti aiuta. Se ne sta inerte e passivo aspettando che sia tu a fare la prima mossa. Già, la prima mossa..E' fondamentale iniziare bene una partita. Pare sia così se si vuole evitare di farsi battere in poche mosse giocando a scacchi. Ora, non è che io voglia ingaggiare una tensone col mio 15 pollici vecchio e gobbo, ma semplicemente vorrei rigarlo di parole, infilate l'una appresso all'altra, con un minimo di senso logico..Soltanto questo vorrei..Ma non è semplice. E' come salire su giostra in corsa, perennemente in corsa, incurante dei tuoi stop.
Comunque ci provo, con troppo desiderio, poca concretezza, e due flash, uno locale, l'altro no.
Uno. C'è un cantuccio in via Di Prima a Catania, una via non certo "per bene" di Catania, in cui a periodi compare un materasso e una coperta: un materasso "abitato"..Per un pò c'è stato un barbone, solo e povero di "averi", ma non tanto di qualche bontà e di gesti d'amore: qualcuno non gli faceva mancare un paio di scarpe, il piumone, e una bottiglia (credo di vino). Poi è scomparso, lui, e anche tutto il suo angolo, distrutto-dalla-costruzione (di muri di chiusura..) Qualche mese fa, un poco più in là, è ricomparso un materasso "abitato" e, mi sembra, addirittura affollato, a più posti. "La povertà aumenta" - ho pensato, io, e non c'è bisogno di statistiche e di sociologi ed economisti, per accorgersene, anzi, quelli hanno spesso una visione che lenta..Adesso non c'è più nemmeno quest'altro materasso..Non c'è nessuno lì. "La povertà si sposta" - mi son detta io, "e scappa" - ho aggiunto..
Due - La guerra nella striscia di Gaza. Tutti ne parlano e tutti la condannano, ma, come ha detto bene un amico blogger, ne parlano con la bocca piena di sassi..Già!..Il fatto è che in una guerra si agisce l'orrore, e la contrapposizione di due parti. Ora, tutti noi che ne parliamo - con sassolini più o meno grandi dentro alla bocca (siamo tutti "assassini", diceva bene la scrittrice israeliana ospite l'altra sera da Santoro, e a cui hanno ucciso un figlio ) - lo facciamo simpatizzando per l'una o per l'altra parte. E' "fisiologico", questo, nessuno è "oggettivo" e super partes fino in fondo. Infatti, secondo me, nemmeno si dovrebbe pretenderlo, questo, da nessuno, qualunque professione faccia, anche quella di giornalista, purchè, tuttavia, si dichiarino le proprie simpatie in modo esplicito. Ma la guerra, al di là di posizioni e simpatie, resta guerra. Ed è un male per tutti, per quelli di qua, e per gli altri di là. E' inutile quindi accanirsi a parlar di pace e poi continuare a valutare le ragioni, di questa o quella gurra, di questa o quella parte, e le strategie e le opportunità, e i bla, bla e bla di questi casi. Occorrebbe soltanto fermarsi e ascoltare. Chi è sordo, sente solo i boati dei missili e il fragore delle bombe...Un Ghandi, ci vorrebbe, un leader politico che sappia ascoltare la pace e trovare accordi senza giochi di orrore..
P.S. A proposito di simpatie, dichiaro la mia: simpatizzo per i palestinesi, che non sono certo più ragionevoli degli altri, e nemmeno dei santi, ma hanno meno mezzi.

domenica 11 gennaio 2009

Letture: Céline

Un pò di serietà e realismo..dopo befane e musica..
Lo faccio trascrivendo qui un brano tratto dal libro che sto leggendo: "Viaggio al termine della notte" di Louis Ferdinand Céline.

Mentre parlava prudente e introduttivo, cercavo d'immaginarmi tutto quel che poteva fare ogni giorno il prete per guadagnarsi le sue calorie, un sacco di smorfie e promesse, del tipo delle mie..(quelle di un medico n.d.r.) E poi me l'immaginavo, per divertirmi, tutto nudo davanti all'altare..E' così che bisogna abituarsi a spiazzare a botta calda quelli che ti vengono a trovare, li capisci molto più in fretta dopo una cosa del genere, scorgi sùbito in qualsiasi individuo la sua realtà di grosso verme ingordo. E' un bel giochetto di fantasia. Il suo sporco prestigio si disperde, evapora. Nudo, se ne resta insomma davanti a te come un vecchio mendicante pretenzioso e smargiasso che s'accanisce a farfugliare futilità di questo o quel genere. Niente resiste a questa prova. Ti ci ritrovi all'istante. Restano solo le idee, e le idee non fanno mai paura. Con quelle, niente è perduto, si sistema tutto. Mentre qualche volta è difficile da sopportare il prestigio d'un uomo vestito. Se li tiene i suoi cattivi odori e i suoi misteri, ne ha pieni gli abiti.

Molto disincantata e cinica la visione del mondo e degli uomini che Céline ci trasmette, e dirompente e dissacrante il suo linguaggio, vero? E quanto è vero, che nudi siamo solo noi e basta, senza orpelli, armi o difese.."Grossi vermi ingordi", siamo, senza prestigio da imporre agli altri, trattenuto nelle puzze degli abiti..